VERDE (SOCIALE) FIORENTINO

Alla scoperta di una trama verde in quel di Firenze ma anche di una trama ‘sociale’ nella periferia nord della città le cui storie e caratteristiche vi sorprenderanno.

Partiamo alla scoperta di un itinerario verde i cui tratti principali esistono grazie solo ad un attivismo sociale fiorentino che è sempre stato molto forte in città e che ha prodotto, fra le altre cose, la nascita e la salvaguardia di aree verdi a vocazione sociale.

Giardino Maragliano

Partiamo dal Giardino Maragliano (dall’omonima via in cui vi è l’accesso principale) tutt’ora molto ben seguito dall’Associazione Giardino di San Jacopino che lo accudisce, difende e valorizza in mille modi comprese attività ricorrenti come quella denominata ‘Parla come mangi’ che ha letteralmente valicato culturalmente i confini del quartiere.

Il giardino di concezione tardo-novecentesca si caratterizza da un punto di vista naturalistico per la presenza di passeriformi vari, merli, occasionali farfalle e libellule di passaggio (quest’ultime decisamente più interessate al torrente Mugnone). La parte floreale è sorprendente perché è rappresentata da molte piante di origini locali, ma anche di tante altre più esotiche come la preistorica Ginko biloba (i cui frutti nell’antico oriente venivano utilizzati per mille usi terapeutici ivi compreso un curioso sistema per riprendersi dalle ubriacature) che vanno a formare angoli di cosiddetto giardino planetario ovvero di mix spontanei di piante locali mischiate con piante decisamente esotiche come nel caso dell’angolo a sinistra del giardino (per chi entra dall’ingresso principale) caratterizzato da mix di varie piante fra cui Acacia, Melograno, Ligustro cinese, Yucca e Gelso.

Il Giardino nasce dall’esigenza di spazi verdi e spazi sociali in un rione cresciuto a dismisura negli anni Sessanta e Settanta. L’ultimo spazio libero dall’edificazione selvaggia viene occupata nel 1975 da abitanti della zona riuniti in varie associazioni e comitati che avevano assoluto bisogno di verde – così come ben raccontato dal libro Una storia a memoria… La bella occupazione. L’area ex Ideal Standard nel quartiere di San Jacopino a Firenze che potete trovare nell’adiacente Libreria Marabuk – e che hanno avuto il coraggio di occupare a più riprese un’area dismessa di ex officine: potete vedere due dei capannoni riadattati ad altro uso verso il confine Nord del giardino stesso. Grazie ad un gruppo di architetti e volontari che hanno presentato un articolato progetto di giardino, scuola e spazi pubblici è stata costruita la Scuola Media Verdi, denominata Scuola Gialla e la sua palestra (le cui sperimentazioni architettoniche hanno fatto scuola a cominciare dal tetto dell’auditorium, che, quando le regole lo consentivano, si trasformava in teatro all’aperto) che si affaccia sul giardino. Nell’area dismessa e dove sarebbe sorto il giardino sono stati piantati tre Pini domestici, uno dei quali, sopravvissuto, che ora domina in maniera maestosa il centro del giardino che via via si è arricchito di varie piantumazioni.

Nel 2012, dopo un periodo di abbandono da parte dell’amministrazione pubblica si forma l’Associazione Giardino San Jacopino che ha garantito da allora ad oggi l’apertura e la chiusura del giardino e lo ha dotato di diverse infrastrutture e ‘decori’ fra cui una piccola biblioteca pubblica all’aperto, murales, tronchi di albero avvolti da tessuti colorati, richiedendo anche interventi all’amministrazione per mini campi da calcio e da basket (ora presenti insieme ad un fontanello pubblico d’acqua), bagni pubblici (attualmente chiusi) e numerosi giochi per bambini, anche se insufficienti per una popolazione vasta che dispone solo di quest’area. L’utilizzo da parte di un numero di utenti così alto renderebbe necessario l’allestimento di un’altra area verde, prevista nel piano urbanistico fin dal 2014, ma mai realizzata nel rione. Il giardino viene poi rinominato Giardino Samb Modou e Diop Mor per ricordare le vittime dell’attentato fascista del 13 dicembre 2011.

Giardini Liceo Leonardo da Vinci

Proseguiamo per via Tozzetti dove come per altre vie della zona si può osservare la cura di condomini e case private a cercare di coltivare micro-aree verdi, alcune visibili pubblicamente e molte altre maggiormente apprezzabili dall’alto sopratutto per quanto riguarda le numerosissime corti private. Attraversiamo il semaforo di Ponte all’asse ma senza attraversare il ponte e svoltiamo a sinistra sul Lungo Mugnone (dove occasionalmente si può incrociare avifauna come numerose famiglie di germani reali e gallinelle d’acqua in periodo riproduttivo, aironi di vario tipo e martin pescatori che malgrado i periodi siccitosi continuano a sopravvivere alcuni pesci come i cavedani) fino al ponte ciclo-pedonale, lo attraversiamo e proseguiamo, sempre verso sinistra e…

…eccoci ai giardini del Liceo Leonardo da Vinci, ritrovo della vivace popolazione studentesca, significativamente ristrutturati nei decenni (pensare che prima avevano pure una grande vasca immensa, priva di acqua, in cui i ragazzini si divertivano ad andarci sullo skateboard o in bicicletta). Attualmente ci si entra da una cancellata chiusa di sera ed all’interno si trovano numerosi giochi per bambini ed anche un campino da calcio.

Il giardino si caratterizza attualmente da un punto di vista naturalistico per la presenza di volatili vari fra cui cornacchie, colombi e colombacci in un atavico e drammatico rapporto di predatori-prede (quest’ultime razziate di uova e pulli) ma soprattutto per un’impostazione ereditata dagli anni ’70 della gestione del verde pubblico che imponeva (così come è successo per il Giardino Primavera) la scelta di piante soprattutto per ragioni ornamentali.

Area Graffiti ed Area Cani Autogestita

Proseguiamo per Via Odorico da Pordenone e quindi attraversando Via del Ponte di Mezzo e proseguendo per Via il Massaio ci troviamo in Viale Corsica dove si trova l’omonima area cani autogestita ottenuta grazie alla mobilitazione dell’occupazione Ponte di Mezzo in sinergia con le attività del vicino Studentato Autogestito (entrambi vicini all’area dell’Ex Panificio Militare che si sta da poco trasformando in un supermercato). L’area è caratterizzata anche per la presenza di numerosi graffiti di assoluto pregio artistico: si va da alcuni memoriali come quello del combattente Orso che ha dato la vita per la causa curda, ad altri che ricordano la passata occupazione Corsica’81 per passare da rappresentazioni più tipiche di personaggi vari che interagiscano in maniera varia con l’ambito urbano circostante.

Da lì ci troviamo grazie ad un sottopassaggio (anch’esso arricchito da opere di street art) direttamente sul retro di Piazza Dalmazia ombreggiata da varie alberature fra cui diversi platani ed i cui cieli di primavera ed estate sono dominati dai Rondoni che arrivano dal lontano Sud Africa. La piazza è presente una lapide in memoria della recente strage neo-fascista che ha visto vittime i cittadini di origine senegalese Samb Modou e Diop Mor. Ci troviamo nel cuore del quartiere di Rifredi così denominato dal gioco di parole Rio Freddo in quanto il torrente Terzolle che lo attraversa era rinominato per essere molto freddo (quando ancora non esisteva la moda di andare al mare e per tanti il “bagno” era tuffarsi nel freddo Terzolle per poi magari finire la giornata a vedere un film negli allora mitici cinema Flora Sala e Flora Salone).

Giardino SMS di Rifredi

Attraversando la piazza possiamo attraversare un’anonima cancellata accanto al civico 42 rosso che ci permette di entrare nell’area della storica Società di Mutuo Soccorso di Rifredi (anno di fondazione 1883) grazie al cui interessamento e a quello del Teatro di Rifredi possiamo approfittare di un’altra sosta in area verde nel piccolo ma significativo Giardino SMS di Rifredi di Via Vittorio Emanuele e godersi il riparo e l’ombra di lecci, platani, aceri e tigli (se trovate chiusa la cancellata potete proseguire a sinistra per Via Corridoni e quindi svoltare due svolte a sinistra rispettivamente per Via Bini e Via Vittorio Emanuele II).

Giardini ex Meccanotessile ed Officine Galileo

Proseguendo per Via Maestri del Lavoro e quindi per Via Cocchi costeggiamo il Giardino delle (ex) Officine Galileo molto ben attrezzato di giochi per bambini, campo da basket e sedute all’ombra.

L’area verde è adiacente all’ex-meccanotessile su cui il Comune di Firenze promette da anni di sviluppare un progetto di ri-qualificazione. Passiamo sotto i palazzoni sempre dell’ex Area Galileo proseguendo per Via Girolamo Segate e quindi svoltiamo a destra per Via Dino del Garbo arrivando così all’agognata meta: il Giardino Primavera.

Giardino Primavera

Luogo di incontro amatissimo dal quartiere anche per una storica ed omonima attività cinematografica all’aperto su grande schermo (ora non c’è più), viene minacciato nel 1992 di trasformazione in parcheggio per automobili, o in una chiesa (peraltro già abbondanti in quell’area). Fortunatamente viene preso in custodia dal Centro Sociale Emerson: “Le iniziative dell’Emerson intendono investire il quartiere e la città. Per denunciare l’inutilizzo delle tante aree dismesse di Firenze, nel 1992 il centro sociale occupa il giardino Primavera, dando vita ad una autogestione che avrà l’esito di restituire questo spazio agli abitanti. La lotta alle politiche urbanistiche ed ai processi di valorizzazione fondiaria si salda con la riappropriazione temporanea o permanente di spazi in cui si realizzano attività non mercificate. La lotta contro l’eroina, che soprattutto negli anni ‘80 dilaga spegnendo gli spazi di socialità, è una delle ragioni della formazione dell’Emerson: …il discorso sull’eroina è stato l’asse portante della nascita dei centri sociali, anche per chi era più politicizzato e chi già faceva parte di strutture politiche, il discorso sull’eroina, visto che eravamo tutti molto giovani, era comunque una cosa molto sentita…”
Frutto di questa breve ma intensa lotta ed attività sociale molto partecipata (come non ricordare le serate di proiezione cinematografica reinventate con proiettori a 16 millimetri, le feste e le animazioni con i bambini, gli incontri con esperti del quartiere per riprogettare l’area) dagli abitanti del quartiere che si costituirono in comitato e che portarono avanti la lotta fino al raggiungimento dell’obiettivo: la salvaguardia e la rinascita del giardino stesso, negli anni valorizzato da locali comitati di quartiere e istituzioni locali.
Il giardino è ora molto ombreggiato anche per la presenza di un Pino domestico e vari tigli, cedri e lecci. Ai tempi dell’occupazione, l’area appena liberata si rivela come un guscio vuoto di strutture abbandonate (compreso lo storico e grande schermo cinematografico) che viene subito preso in cura dagli occupanti incrementando il verde e mettendo in sicurezza le strutture fatiscenti. Il nostro fil rouge è ora completamente dipanato e speriamo che queste storie a lieto fine di occupazioni e rivalorizzazione del verde pubblico trovino emuli in un futuro in una città che ha certamente ancora bisogno di ulteriori spazi verdi e sociali.

I giochi di teatro nell’area occupata hanno lasciato spazio ai giochi attrezzati per bambini nel giardino attuale
I giochi di gruppo per bambini nell’area occupata hanno lasciato il posto alle panchine ritrovo per anziani nel giardino attuale
La bacheca con le numerose riflessioni ed iniziative dell’area occupata hanno lasciato lo spazio ad inviti alla buona educazione per salvaguardare il giardino oramai istituzionalizzato

Ringraziamenti

E’ stato possibile realizzare questo urban nature tour grazie alle testimonianze di alcuni abitanti del quartiere come Stefano Sansavini (fotografo) e Paolo Degli Antoni (agronomo e filosofo al tempo stesso ed ispirandosi così alla figura di Gilles Clément) partecipanti più o meno trasversali a quello scenario di comitati popolari, centri sociali e circoli ARCI (quest’ultimi illustrati così bene dal recente libro A casa del Popolo di Antonio Fanelli) fra cui il Circolo Ricreativo fra i Lavoratori di Porta al Prato e il Comitato cittadini ex area fiat belfiore attivi nella zona Nord di Firenze così come il Centro Sociale Next Emerson che recentemente ha lanciato una iniziativa di recupero di memorie resistenti del territorio intitolata Macchie Urbane e suddivisa nella sezioni memorie (appunto) ma anche percorsi. Se poi vi è piaciuto questo tour potreste provare anche il suo gemello Tour di San Jacopino: spazi verdi conquistati e da conquistare.